venerdì 23 ottobre 2009

arte, cultura, esperienza

IN CASO DI NECESSITA' ROMPERE IL VETRO

Cara Sueua (sarebbe Sveva, pronunciato in latino), ho letto con attenzione l’ articolo pubblicato su “Vetri rotti”, quello che parla di Napoli, e ti comunico che concordo su molte valutazioni. D’altra parte, la cultura dello spirito critico è una tradizione del Genovesi che, come sai, fu anche il mio liceo. Nel merito, credo che sia compito sociale e civile degli studenti come voi riappropriarsi di Napoli che, in fin dei conti, è la seconda città storica dell’occidente dopo Atene. Riappropriarsene come? Rivalutando e facendo conoscere al suo popolo soprattutto, nello spirito dei maestri che vengono studiati, la sua cultura e spingendo sull’appartenenza. Personalmente, sono un tifoso di Federico II al quale tutta l’Europa deve il senso dello stato moderno e la nascita della nostra coscienza civile. Annoto nella mia percezione, altresì, che gli studenti (quelli che eravamo noi molti anni fa) hanno ideali, cioè azioni-guida dei comportamenti quotidiani. Vivaddio, non si tratta di sciancate Noemi ma di qualcosa di noematico, né di accattoni che da grandi vogliono “diventare veline o deputati”. Io personalmente, e molti quondam intellettuali, siamo con voi. “Vetri rotti” mi fa pensare alla necessità di infrangere ciò che si vede in apparente trasparenza, alla voglia di “toccare con mano”, di fare come Crisippo:”O Crisippo, in che consiste la conoscenza?”, e il buon filosofo stoico, come un maestro zen, apriva il palmo della mano mostrando le dita (le cinque sensazioni, poi lo chiudeva a pugno (il dià-leghein) e, infine, chiudeva il pugno col ma mano sinistra (l’es-per-ienza, l’andare attraverso da).
Ma vetro rotto può anche essere quello di una pedissequa e narcotizzante televisione che propone modelli,nel che è la sua responsabilità. Ma “voi, gli studenti, siete il sale della terra. Non si accende una lucerna per tenerla sotto il tavolo ma sopra il tavolo, perché illumini”.
Dunque, il vostro compito etico è portare questa luce di consapevolezza e di atteggiamento critico, di ragione e di partecipazione. E’ la stessa luce di cui parla Nelson Mandela in una splendida poesia in cui dichiara che noi abbiamo paura non del buio ma della potenza della nostra luce.
Credo che “Vetri rotti” potrà ospitare interventi di vari intellettuali, artisti, scienziati. Lo meritate e farò di tutto per farti arrivare articoli che, mi auguro e ne sono convinto, discuterete così come noi discuteremo i vostri in un rapporto di reciprocità.
Intanto, se volete e avete tempo, potete cominciare a verificare il tema della “maschera”, metafora del “potere”. E’ la “maska” (strega) provenzale o il “masticamento” di Plauto e di Pulcinella che non vuole essere divorato dalla morte, come lo Zanni di Dario Fo. E’ l’Ubù di sempre che Cartesio e Galileo sconfiggono dopo averlo trovato dentro di sé. Sai, ad esempio, che tutta l’opera di Cartesio non è altro che l’attuazione di un suo memorabile sogno? Se vi va, ci vediamo sabato 24 ottobre alle 0re 9.30 al Museo Archeologico Nazionale (aula didattica) dove cominceremo a smascherarci con l’aiuto di varie discipline.
Intanto, eccoti una parte di una mia lettura del “Sogno di Cartesio”, il “vetro” che lui ruppe:
≈ stava presso il danubio (c’è sempre un fiume) a scaldarsi i geloni renè. era assai freddoloso. lo avrebbe fatto fuori il gelo della sala delle udienze svedesi: non sapeva che freddo fa sostando in un’udienza. ricordava lo strabismo della prima innamorata. al gracile francese piacevano ragazze con gli occhi un poco storti, lo sguardo da teorema. stava in vestaglia, intento a disegnare un ex libris (late biosas o qualcosa del genere). pioveva senza pioggia ,come adesso. la penna d’oca fece scr sul foglio, un cigolìo da marchingegno. pensò alla relazione tra “silenzio” e “rumore. applicò alla questione l’ut nunc, il pons asinorum, le tavolette della verità. accertò che stavano in posizione biunivoca. ebbe l’ombra di un dubbio. il danubio scorreva, udibile e inaudito. si addormentò,toccandosi i geloni per esser certo del suo corpo. sognò un alcmeone, un ginn funesto. ed ecco viene l’ombra del dubbio per dove non è posta sentinella. esce da sé renè. si osserva. si accende un cerino sotto il naso caso mai non respiri. congettura qualcosa sullo specchio che aveva messo davanti alla stufa per raddoppiare il calore. si desta al crac di ramo secco che calpestiamo quando, disattenti, vogliamo prendere la morte di spalle.
da allora le cose rimasero contagiate dal dubbio di poter essere qualcosa, cose dell’altro mondo. innamorate della loro geometria, si costruirono un feticcio, un dio oggettivo, con gli occhi un poco storti, l’udito balbuziente e biforcuto: mente/ materia; ascisse/ ordinata≈

Buon lavoro. Mimmo Grasso

RINGRAZIO DI CUORE M.GRASSO
...spero abbiate apprezzato...

mercoledì 14 ottobre 2009

Descrivete Napoli...io la penso così...


TUTTI dovremmo denunciare la condizione di disagio in cui "pacatamente" sguazziamo...



Dott.S.

Ho visitato Naopli: la paziente è affetta da disturbi gravi.

Si consiglia una visita psicanalistica.
L'attività onirica è assente, ha scarsa capacità immaginativa ma, grande inventiva.
E' originale; imita ed emula. Guarda con occhi asciutti se stessa, ed è sorda.
Vuole stare al centro dell'attenzione, essere visitata e curata.
Grida che si denuncino i suoi misfatti e poco dopo implora silenzio ed onestà.
Legale ed illegale. E' un' egoista molto altruista.
E' depressa.
Non ci sono familiari che possano aiutarla, deve trovare in se stessa la forza di superare la malattia.


Napoli, fatta di cittadini, ideali, cultura e tradizioni, si sta sgratolando.
Bisogna agire e farlo in fretta; è difficile purtroppo.
Personalmente mi comporto da cittadina onesta, seria e civile; non sono la sola.
Ciascuno di noi è Napoli. La città non è di qualcun altro, e questo concetto sfugge a molti.
Dobbiamo parlarne e parlarne evitando strumentalizzazioni.
Ci risolleveremo sulla base di idee e valori fondamentali quali solidarietà, correttezza civile e cultura!
Poche speranze, molte delusioni, probabili sconfitte.
Io però non mi arrendo!






mercoledì 7 ottobre 2009

Picchiato studente dei collettivi"Sono stati quelli di CasaPound"

Il ragazzo, che ha una costola fratturata, ha detto di non conoscere i propri aggressori ritenendo comunque di poterli individuare in esponenti di Casa PoundUno studente di 18 anni del Liceo Linguistico 'Margherita di Savoia' di Napoli è stato aggredito e pestato all'uscita di scuola da un gruppo di persone, cinque o sei, di età compresa tra i 25 e i 30 anni. Ha riportato la frattura della costola.Alla polizia il ragazzo, che è rappresentante di istituto e milita nel Collettivo studentesco, ha detto di non conoscere i propri aggressori ritenendo comunque di poterli individuare in esponenti dell'organizzazione di estrema destra Casa Pound.Lo stesso giovane aveva partecipato la scorsa settimana alla manifestazione studentesca contro l'occupazione da parte di Casa Pound di un convento di proprietà del Comune, nel quartiere napoletano di Materdei. Il giovane, che è stato sottoposto a ecografia e Tac, è stato dimesso sotto la responsabilità del padre. In ospedale ci è arrivato accompagnato dalla sua insegnante di francese."Lo aspettavano all'uscita - ha raccontato la docente - erano le 14 circa. Lui ha cercato di difendersi sfilando la cintura ma erano in troppi. Tutto è durato una trentina di secondi. C'erano altri alunni che hanno assistito alla scena ma non c'è stato il tempo di intervenire a sua difesa: poi il custode ha chiamato la polizia. A me ha detto solo che è un episodio collegabile alla sua attività politica ma di non conoscere i suoi aggressori e di non averli identificati. Ma alcuni suoi compagni sostengono di aver riconosciuto delle facce che si vedono da queste parti da quando c'è stata l'occupazione di Casa Pound".
da La Repubblica.it
07ottobre2009
Cosa ne pensate?
Fatevi sentire!

I Vetri Rotti

Tutto si muove contro te. Il mal tempo,
le luci che si spengono la vecchia
casa scossa a una raffica e a te cara
per il male sofferto, le speranze
deluse, qualche bene in lei goduto.
Ti pare il sopravvivere un rifiuto
d'obbedienza alle cose.
E nello schianto
del vetro alla finestra è la condanna.

U.Saba, Tutte le poesie, cit.

In un mondo globale-individuale non rispettiamo l'autonoma esistenza degli altri;
siamo soli, insicuri, incapaci di agire e reagire razionalmente; accecati dall' egoismo e disposti a tutto pur di essere i migliori.
Ciò che ci contrasta va eliminato.

Poche speranze, molte delusioni, probabili sconfitte.
NOI però NON CI ARRENDIAMO.

...e VOI?